Considero i Soul Seller uno dei (pochi) gruppi in grado di allargare gli orizzonti espressivi di una scena, quella dell’hard melodico, che vive primariamente di rassicuranti nostalgie.
Una convinzione che mi "costringe" ad essere particolarmente esigente nei loro confronti e a considerare il nuovo “Fight Against Time” (da poco uscito per Art Of Melody Music / Burning Minds Music Group) un disco straordinario, appena meno “temerario” del precedente “Matter of faith”.
Approfondire l’intera questione con Dave Zublena, mastermind della band torinese, diventa quindi una “necessità” che grazie alla sua grande disponibilità è stata ampiamente soddisfatta dalle parole che state per leggere …
Ciao Dave, complimenti per il vostro nuovo “Fight Against Time” e benvenuto sulle pagine di Metal.it! Rispetto al lavoro precedente nei Soul Seller ci sono stati importanti cambiamenti di formazione … inizio col chiederti di raccontarci i motivi di tali variazioni e di presentarci i nuovi membri del gruppo…
Ciao Marco, grazie a voi per i complimenti e per lo spazio che ci concedete. Per quel che concerne i cambi di formazione, in realtà, non ho mai capito nemmeno io con precisione cosa sia successo. So solo che arrivavamo dal punto più alto della nostra “carriera”, ovvero il concerto di apertura agli Europe all’Alcatrazz di Milano (che per noi fu un grosso successo) e nelle settimane successive la band era carica e determinata a fare un ulteriore salto di qualità con un nuovo album. Qualche mese dopo, come un fulmine a ciel sereno e nell’arco di pochi giorni, la band è implosa e tre membri hanno abbandonato. Non c’è stato nessun litigio, nessuno scontro. Semplicemente i ragazzi non se la sentivano più di proseguire. Forse demotivati dal fatto che nulla era sostanzialmente cambiato dopo il concerto di supporto agli Europe in termini di popolarità della band. È stato una sorta di risveglio traumatico dopo aver vissuto un sogno … o un hangover dopo una serata di bagordi. Non saprei … di colpo il fuoco si è spento e hanno deciso che per loro, visti i piccoli risultati ottenuti, lo sforzo profuso non ne valeva più la pena. E devo dire che un po’ li capisco … spesso anche io ho pensato di “gettare la spugna”. Soprattutto dopo il loro abbandono. Sono stati Eric ed Italo, gli altri due membri superstiti oltre a me, a convincermi ad andare avanti e non li ringrazierò mai abbastanza per avermi dato l’energia e supportato in un momento così difficile. E per fortuna la ricerca dei nuovi membri è stata abbastanza rapida ed indolore. Abbiamo trovato le persone giuste sia a livello prettamente musicale ma soprattutto a livello umano. Con Stefania Sarre, la bassista, avevamo già collaborato in passato, avendo suonato insieme sul brano “
We Still Rock” tratto dalla prima compilation ideata e promossa dal sito
Melodicrock.it ed inoltre aveva anche suonato come turnista per alcune date estive dei Soul Seller (subito dopo l’abbandono degli altri membri). Per noi è stata la scelta più logica e naturale. Alle tastiere abbiamo trovato Alessandro “Wallino” Rimoldi. Ero alla ricerca di un tastierista che avesse la capacità di integrarsi in una band con due chitarristi (molto rumorosi!), cosa non semplice per una band hard/melodic rock. Quando ho pensato al sound ideale che stavo cercando per miscelare il tutto ho pensato ai Gotthard di Lipservice, che riuscivano a dare lo spazio alle tastiere senza sacrificare un decibel del muro di chitarre, quindi ho cominciato a cercare tra le cover band dei Gotthard e sono arrivato ai Master Of Illusion dove appunto suonava Alessandro. Ed infine Diego D’Alessandro (
aka Dale Sanders) con il quale ci conoscevamo da più di vent’anni ma ci eravamo persi di vista da un po’ di tempo. Anche in questo caso ero alla ricerca di un chitarrista molto versatile che fosse in grado di far ruggire la chitarra quando necessario, ma che avesse anche un tocco delicato e di classe. Inoltre, come noi, è un amante del rock a 360 gradi, quindi si sposava perfettamente con la mia idea di band. Sono molto molto felice delle scelte che abbiamo fatto e della nuova line-up. Ho ritrovato il sorriso! Siamo prima di tutto amici e stiamo bene insieme. Questa è una cosa senza prezzo.
Il “tempo” in un’epoca così convulsa e costantemente “connessa” come la nostra è effettivamente diventato per molti versi un “avversario” assai agguerrito e implacabile … come si può affrontare un confronto così impegnativo, da cui si esce spesso fatalmente “sconfitti”?
“
Fight Against Time” è stata una delle prime canzoni scritte dalla nuova line-up ma inizialmente non era la nostra prima scelta per quanto riguarda il titolo e il tema portante dell’album. Poi nel 2020, quando finalmente la nuova line-up era nel pieno della propria produttività e quasi pronta ad entrare in studio, il mondo è stato stravolto dalla pandemia. E per noi è stato l’ennesimo duro colpo. Eravamo fermi … bloccati … il fuoco si era di nuovo spento e non ti nascondo che per un attimo abbiamo pensato di sciogliere la band. Poi all’improvviso abbiamo raccolto le ultime energie, ci siamo guardati negli occhi e abbiamo deciso che non potevamo buttare via anni di duro lavoro. E da quel momento il “tempo” è diventato il tema centrale della nostra vita come band. Dovevamo “correre” per non sparire. La gente, dopo molti anni, tende a dimenticare … ed era già passata una vita da “
Matter Of Faith”. Inoltre sentivamo il peso dell’età che avanza e avevamo paura di non avere più tutte quelle energie. Senza contare le vite frenetiche che ognuno di noi conduceva e che ci concedeva pochissimi ritagli di tempo da dedicare alla band nell’arco della settimana. A livello personale inoltre, ho dovuto affrontare una battaglia durissima a causa di una malattia degenerativa che ha colpito mia mamma. Volevo concludere a tutti costi le registrazioni del disco per poterglielo far sentire prima che la malattia avesse la meglio. Purtroppo quella battaglia l’abbiamo persa. Quindi, come ben capirai, il “tempo” è diventata la nostra ossessione e il testo scritto da Eric aveva assunto un significato enorme. E dopo tutto quello che abbiamo passato, non poteva non essere la title-track del disco.
Considero “Fight Against Time” un lavoro veramente eccellente, anche se non vi nascondo di reputarlo leggermente (ma leggermente eh, …) inferiore a “Matter of faith”, a causa di qualche vago sintomo di eccessiva uniformità nella formula espressiva … in che cosa ritieni i due lavori diversi tra loro e quali sono stati gli intenti artistici con cui avete sviluppato i contenuti musicali del nuovo disco?
Ti ringrazio ancora per i complimenti. Per quanto riguarda “
Matter Of Faith”, album di cui sono estremamente orgoglioso, devo ammettere che, in alcuni momenti, la ricerca di un sound che fosse moderno e il meno derivativo possibile era diventata quasi un’ossessione, al punto che a volte abbiamo anche “forzato” un po’ la mano … non so se mi spiego. Ci siamo spesso intestarditi a rivedere più e più volte gli arrangiamenti dal vago sapore di “già sentito”. E questa cosa ha reso la scrittura di “
Matter Of Faith” meno spontanea e spensierata di quello che speravo. Proprio per questo motivo, per quanto riguarda “
Fight Against Time”, mi ero messo come prima regola … “nessuna regola”. Volevo che la musica fluisse in maniera più naturale e spontanea. Quando una cosa ci piaceva e ci faceva emozionare, voleva dire che meritava di stare sull’album, indipendentemente dal sound. E questa libertà ci ha talmente ispirati che abbiamo quasi rischiato di registrare un doppio album, vista la quantità di ottimo materiale che avevamo scritto. Abbiamo dovuto scegliere tra 22-24 canzoni fatte e finite. Capisco cosa intendi quando parli di uniformità della formula espressiva ed ovviamente i gusti personali sono indiscutibili, ma questo è il lavoro che suona più “nostro” in assoluto, con il giusto equilibrio tra “
Back To Life”, “
Matter Of Faith” e nuove influenze raccolte durante il percorso o portate dai nuovi membri della band. Anche nei momenti più “classici”, dove magari si trova qualche passaggio più canonico, sono semplicemente le nostre influenze primordiali che emergono e alle quali abbiamo dato libero sfogo. Sono molto felice del risultato e ritengo che sia il nostro lavoro migliore e più completo.
Come anticipato, stiamo parlando di un lavoro riuscito e coinvolgente, con picchi assoluti che, per quanto mi riguarda, si chiamano “One wasted paradise”, “City of dragons”, “I can't stand this heartbeat anymore” e “Feel alive again” … quali sono i brani che giudichi i più significativi dell’opera, quelli che senti vi rappresentano al meglio attualmente?
I brani che hai citato sono sicuramente alcuni tra quelli più rappresentativi. In particolar modo “
I can't stand this heartbeat anymore” credo che rappresenti il nostro apice come band. Amo tutto di quel brano. La musica, il testo, gli arrangiamenti e anche il video. Poi l’interpretazione di Eric è veramente da pelle d’oca. Un altro brano che vorrei citare è “
The Sound Of The Last Survivor” che per molto tempo è stata in lizza per essere la title-track del disco, visto il duplice significato che porta con sé il testo. Da una parte, una mia riflessione personale sul fatto di essere rimasto l’unico membro superstite della formazione originale e dall’altra il fatto che ci sentiamo una razza in via d’estinzione. Siamo dei veri sopravvissuti di un’epoca musicale irripetibile. Altro brano a cui siamo molto legati è “
Autumn Call”. Era una vita che sognavo di avere su un album un mid-tempo di questo tipo. Il groove della strofa e le aperture armoniche dei ritornelli sono tra i nostri momenti preferiti dell’album. Qualcuno l’ha accostata al sound dei Def Leppard, altri ai Mr.Big … non saprei dire. So solo che la adoriamo.
Impossibile, poi, non spendere due parole per l’artwork del Cd e subito dopo per le note di copertina affidate a Hugh Syme, uno che di grafica, tra l’altro, se ne intende “abbastanza” …
La grafica è tutta opera del nostro cantante Eric, come anche sul predecessore “
Matter Of Faith”. Però questa volta si è davvero superato. Nell’epoca della musica digitale, dove gli l’artwork hanno sempre più un ruolo marginale, noi siamo andati controcorrente. Non solo grazie ad una meravigliosa copertina piena di significato (e con qualche “easter egg”), ma soprattutto con un booklet curato nei mini dettagli dove ogni canzone ha una sua grafica dedicata. Un lavoro mastodontico. Eric è un ragazzo poliedrico pieno di talento, come potete ben vedere. L’unico rammarico è non essere riuscito a stampare l’edizione in vinile, perché avrebbe sicuramente reso maggiormente giustizia ad un’opera così complessa e curata. Per quanto riguarda Hugh Syme, siamo entrati in contatto con lui grazie alla nostra bassista Stefania, la quale è un nome conosciuto nell’ambiente “Rush”, avendo curato la traduzione italiana di “
Ghost Rider” di Neal Peart e recentemente di “
My Effin’ Life” di Geddy Lee e questo le ha permesso di instaurare un rapporto di amicizia con Syme. Ho perso il conto di quanti dischi che amavo da ragazzino avevano il booklet e la copertina creati da lui. Quante ore passate ad ammirare quelle opere d’arte e a carpirne ogni minimo particolare. Ed oggi vedere il suo nome accostato alla nostra band e vedere come abbia realmente apprezzato il nostro lavoro è qualcosa che ci riempie d’orgoglio. Sono cose che non capitano tutti giorni.
Tra un paio di giorni ci sarà il release party di “Fight Against Time” … mentre ricordi ai nostri lettori di che cosa si tratterà, ti chiedo se sono state già programmate altre date in cui vedervi “dal vivo” e, più in generale, quali sono le prospettive da questo punto di vista …
Il release party avrà luogo
Sabato 7 giugno al
Dedolor di Rovellasca (CO). Concerto completamente gratuito! Sarà una bella festa con tantissimi amici. Ad accompagnarci in questa serata ci saranno in apertura i Blade Cisco, nostri compagni di etichetta, e gli Hungryheart, la meravigliosa band del nostro co-produttore Mario Percudani. Per quanto riguarda le altre date dal vivo stiamo lavorando duramente per programmare qualcosa in autunno/inverno ma, ahimé, non è per nulla semplice. Vedremo cosa salterà fuori. Per ora non fatevi sfuggire l’occasione di venire al nostro release party.
Avete di recente anche partecipato alla compilation “We Still Rock . . . The World”, uno scintillante showcase della “via” italiana al rock melodico … esiste veramente una “scuola” tricolore del genere e se sì, come ci si sente a farne parte?
Non è semplice rispondere alla prima domanda … non so dirti se c’è una vera e propria “scuola” italiana del genere, anche perché, grazie a dio, ogni band ha la sua personalità ben definita, la sua storia, il suo tratto distintiv o… non esiste un sound “italiano”. Noi siamo diversi dagli Hungryheart, che a loro volta sono diversi dai Wheels Of Fire, dai Lionville o gli Edge Of Forever … giusto per citarne alcuni. Quello che esiste è una comunità di amici e conoscenti che è cresciuta nel tempo e si è sempre più coesa, aiutando così tutta la scena a migliorare proponendo prodotti sempre più qualitativi. In tal senso sì, siamo molto orgogliosi di farne parte.
Il 2025 mi sembra si possa considerare al momento un anno apprezzabile sotto il profilo dell’hard melodico, grazie a parecchie uscite discografiche di notevole livello … quali sono state quelle che hai apprezzato maggiormente e come valuti lo “stato di salute” complessivo del genere?
Ti darò una grandissima delusione rivelandoti che, in realtà, negli ultimi tempi, ascolto ben poco hard rock melodico. Mi correggo … ascolto poche novità di hard melodico, perché purtroppo trovo che il genere sia un pochino troppo stantio. Ammetto che quest’anno sembrerebbe migliore dei due o tre anni passati. Se stiamo nel campo prettamente melodico e più classico del termine ho apprezzato molto gli Streetlight, i “soliti” The Night Flight Orchestra e i nostri amici Wheels Of Fire. Dei nomi grossi gli Harem Scarem sono la solita garanzia e i Gotthard finalmente sono tornati su buoni livelli. E visto che ormai si possono considerare una band melodic rock a tutti gli effetti, come non citare il nuovo album dei Ghost! Ecco… quello è un esempio perfetto di come poter dare nuova linfa vitale ad un genere musicale.

C’è chi (e uno di loro lo conosco “discretamente” bene … 😊) vi considera una di quelle rare realtà artistiche capaci di apportare nuova linfa ad una tipologia musicale che troppo spesso vive esclusivamente di trascorse, rassicuranti, nostalgie … come vi sentite ad essere investiti di questa importante “responsabilità”?
Oltre a riempirci d’orgoglio, ovviamente, per noi diventa una vera e propria sfida. Quando crei delle aspettative vuol dire che hai lasciato il segno e che hai fatto qualcosa di buono. È bello sapere che qualcuno crede in noi fino a quel punto e sarà invitabile per noi tentare di alzare sempre l’asticella.
A parte le facezie, sono davvero convinto che i Soul Seller siano uno dei pochi gruppi “peculiari” della scena di riferimento contemporanea … nell’esortarvi a non perdere mai la voglia (e il coraggio …) di “rivitalizzare” il settore, ti lascio l’opportunità di chiudere l’intervista a “schema libero” …
Se la vita sarà clemente con noi, se i risultati di “
Fight Against Time” ci infonderanno forza e tutti i pianeti si allineeranno, allora, forse, ci sarà un quarto album dei Soul Seller e allora si che ne vedremo delle belle. Non siamo mai riusciti a realizzare due album di fila con la stessa line-up e questo ci ha indubbiamente penalizzati. Sono convinto che se ne avremo l’opportunità potremo davvero creare il nostro capolavoro. La nostra canzone più bella la dobbiamo ancora scrivere. Questo è certo.
Band photos provided by Burning Minds Music Group for free promotional use.