Dimenticatevi i
Lord Vigo paladini dell’
epic-doom europeo e anche se avete apprezzato le scorie
dark affioranti nella loro produzione discografica più recente, preparatevi ad una pressoché completa conversione alle sonorità di Sisters Of Mercy, Fields Of The Nephilim, The Mission e The Cure.
Un “avvertimento” doveroso poiché “
Walk the shadows” rappresenta una “novità” piuttosto spiazzante nel percorso artistico di una
band che giunta al suo sesto
full-length sentiva l’esigenza di non ripetersi, ben consapevole che probabilmente tale trasformazione stilistica potrebbe rappresentare una sorta di “salto nel buio” dal punto di vista commerciale.
Incurante di tali “rischi” e convinto che le attuali esigenze espressive siano prioritarie rispetto ad ogni altra valutazione, il gruppo tedesco sforna un albo che di squisitamente
metal e
doom non ha praticamente più nulla e affida le sue inquietudini alla “storia” della
new-wave più tenebrosa, dimostrando una certa dimestichezza nel trattare tali sonorità.
A differenza di quanto dichiara nelle note promozionali dell’opera
Vinz Clortho ([…]
I am not aware of a single album even vaguely sounding like “Walk the shadows”[…]), non siamo di fronte ad un
album particolarmente “innovativo”, ma allo stesso tempo gli estimatori del genere potranno apprezzare il modo con cui (dopo l’
intro “
A morbid realm”) la pulsante t
itle-track del disco irrompe nei sensi con la sua atmosfera solenne ed evocativa, seguita da una “
Through a glass darkly” impregnata di un fascinoso clima decadente non lontano dai primi Litfiba.
“
We shall not” apre la scaletta a forme “ariose” di rock gotico, mentre verso orizzonti artistici maggiormente “accessibili” si proiettano “
Killing hearts and endless nights” e “
Servant of the dark”, in cui affiora l’influenza dei migliori Simple Minds, e pure la “ballabile” “
The triumph of the killing heart”, con le sue cadenze
funky vagamente Inxs-
esche.
La conclusiva “
El hakim” rivela il lato più “sperimentale” della formazione teutonica, impegnata in un crogiolo musicale arcano e conturbante, in cui ripetitività
techno, lirismo mistico, minuzie
Morriconiane e
grandeur gotica s’intrecciano in immagini sonore di notevole suggestione, appena depauperate da un pizzico di ridondanza.
Difficile immaginare come i
fans della prima ora dei nostri accoglieranno “
Walk the shadows”, un lavoro che si colloca sulla scia di quel comparto del
metalrama contemporaneo che già da un po’ ha ripreso (in ossequio ai classici “ricorsi storici”) ad attingere con un certo successo (dagli Unto Others ai Messa, passando per i New Skeletal Faces) da fosche memorie
post-punk … c’è chi nell’operazione dimostra maggiore ispirazione, personalità e qualità e se per ora i
Lord Vigo non sono ancora annoverabili tra i
top player della scena di riferimento, il primo passo in tale direzione, al di là di ogni eventuale “settarismo”, è certamente promettente e meritevole di considerazione.
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